Il 14,6% degli italiani arrivano “con molta difficoltà” alla fine del mese’, il 28,4% non puo’ avere una spesa imprevista di circa 600 euro. Il 66,1% dichiara di non riuscire a mettere da parte risparmi, il 13% ha un mutuo e paga una rata di 559 euro al mese in media. Sono le famiglie in cui sono presenti figli minori e quelle composte da persone sole quelle più esposte a condizioni di disagio e più spesso in ritardo nei pagamenti. Inoltre tra le famiglie che pagano un mutuo ben il 61,1% considera pesante, spiega l’Istat, il relativo carico finanziario e la metà degli affittuari giudica onerose le spese per l’affitto. Il 47,4% reputa pesanti le spese generali per la casa e il 45,8% giudica gravosi i debiti diversi dal mutuo. Famiglie che, spiega l’Istat, nel 2005 hanno guadagnato per il 50% meno di 1.900 euro al mese. Inoltre nel 2006, rispetto all’anno precedente risultano più elevate le percentuali di famiglie con 5 o più componenti che dichiarano difficoltà ad arrivare a fine mese (23,8% rispetto al 22,5% del 2005), di essere in arretrato con le bollette (22,1% contro il 20,4% del 2005) e di non poter sostenere una spesa imprevista (34,7% rispetto al 33,5% del 2005). E’ quanto emerge dal rapporto annuale dell’Istat che, in base ai dati 2006, sottolinea come la percentuale di famiglie che trova difficile sbarcare il lunario ogni mese sia aumentata anche al Nord (10,7% contro il 9,9%). La casa si conferma uno dei beni a cui gli italiani tengono di più. Sono infatti ben otto su dieci le famiglie che vivono in case di proprietà. Quelle che vivono in affitto sono invece il 18,2% su scala nazionale concentrate maggiormente nei centri delle aree metropolitane, dove rappresentano il 27,5% del totale. É il quadro tracciato dall’Istat nel Rapporto annuale 2007 che sottolinea come l’affitto è maggiore tra le famiglie con redditi più bassi: la quota di famiglie affittuarie è del 36,2% tra le famiglie più povere contro il 7,2% tra quelle più ricche. Sono comunque le famiglie di più recente costituzione e quelle composte da un solo genitore a vivere più frequentemente in affitto, fenomeno diffuso nel 35,6% delle famiglie di single con meno di 35 anni e nel 22,4% delle coppie giovani senza figli nella quali la donna ha meno di 35 anni. Si tratta, spiega l’Istat, di tipi di famiglia che dispongono di minor accesso al credito per l’acquisto della prima casa.
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Caro Giuseppe,
concordo nella linea del tuo intervento e prospetto come reale iniziativa per affrontare la questione globale la tua proposta al punto “C” promuovendo un’etica dei consumi improntata alla sobrietà ed equità aggiungendo una insistente lotta agli sprechi quotidiani, quelli così piccoli che messi insieme riempiono una discarica, un’approccio alla realtà molto più rispettoso e coscente del fatto che al mondo non ci siamo solo noi ma che esistono GLI ALTRI! recuperare la responsabilità collettiva che oggi si è rifugiata chissà dove.
se hai tempo vieni a visitare il blog http://centopensieri.blogspot.com/
Sono dati impressionanti anche, perché dietro di loro, ci sono delle persone concrete.
Non possiamo peraltro dimenticare che la globalizzazione sta spostando risorse dal nord al sud del mondo in modo alquanto ingiusto, arricchisce infatti i sempre più pochi ricchi del nord del mondo penalizzando i ceti medi, e arricchisce in misura maggiore i ricchi piuttosto che i poveri del sud del mondo.
In un mondo globalizzato non possiamo pensare che un governo nazionale possa cambiare lo stato delle cose, al limite può mitigare le giustizie intene più gravi (ad esempio con provvedimenti mirati sulla questione-casa).
Un cambio della situazione può avvenire nel medio periodo con una politica europea che A) aumenti il livello culturale e tecnologico globale dei propri cittadini, B) inneschi in loro una maggiore propensione al rschio e alla imprenditorialità, C) favorisca una etica dei consumi improntata alla sobrietà ed alla equità, D) appronti misure anche di carattere protezionistico contro i prodotti stranieri affetti da dumping sociale.
Se i ceti medi continuassero a spostarsi massicciamente verso i livelli bassi di reddito, sarebbe a rischio anche la tenuta democratica.