GLI AFFAMATI NEL MONDO AUMENTATI DI 75 MILIONI IN DUE ANNI
Secondo un rapporto presentato ieri dalla Fao, l’agenzia dell’Onu per l’agricoltura e l’alimentazione, tra il 2005 e il 2007 è aumentato di 75 milioni il numero di coloro che nel mondo soffrono la fame, portando il totale a 923 milioni di persone. La principale causa è da attribuire all’impennata dei prezzi delle materie prime agricole.
Mentre il mondo sembra diventare più ricco e sia in grado di produrre più alimenti di dieci anni fa, la fame è aumentata. Il vorticoso aumento dei prezzi alimentari, di quelli del petrolio e dei fertilizzanti stanno creando effetti devastanti sulle persone che già soffrivano la fame. E la situazione è destinata purtroppo a ulteriori peggioramenti, dato che i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati del 52% tra il 2007 e il 2008 e quelli dei fertilizzanti sono quasi raddoppiati nell’ultimo anno.
L’impatto dell’aumento dei prezzi, che con ogni probabilità continueranno a salire, considerati gli aumenti dei prezzi dei cereali e delle oleaginose nel 2008, sarà “devastante” soprattutto nei Paesi poveri e in via di sviluppo dove si trovano 907 dei 923 milioni di persone che soffrono la fame. La stima dell’agenzia dell’Onu parla di un aumento di 24 milioni di persone nell’Africa subsahariana, di 41 milioni in Asia e nell’area del Pacifico, di 6 milioni in America latina e nei Caraibi e di 4 milioni nel vicino Oriente e nell’Africa settentrionale.
Da parte sua, l’economista della Fao Kostas Stamoulis, che ha presentato il rapporto, ha detto che ridurre il numero degli affamati nel mondo di 500 milioni entro il 2015, il primo degli otto Obiettivi del millennio dichiarati nel 2000 dall’Onu, «oggi appare una sfida immane e richiede un enorme impegno globale» anche perché «il costo della fame si rifletterà sulla perdita di capacità produttiva dei lavoratori, sulla mortalità infantile, sull’educazione e sulla scolarizzazione, tutti fattori che alla fine causano una più bassa crescita economica generale.»
A fronte di questa situazione serve un grande impegno da parte dei Paesi più ricchi per rendere accessibili gli aiuti alimentari alle categorie più vulnerabili, come le popolazioni delle aree rurali e le donne, e aiutare i piccoli produttori a produrre di più. L’obiettivo che la Fao indica consiste nel raddoppiare la produzione agricola mondiale per nutrire i previsti 9 miliardi di persone che popoleranno il pianeta nel 2050 e per rispondere anche all’aumento della domanda di biocarburanti che viaggerà parallelamente all’aumento della domanda alimentare. Secondo la Fao, per conseguire tali obiettivi sarà necessario impiegare trenta miliardi di dollari all’anno.
Gli avvenimenti degli ultimi due o tre anni hanno suscitato nuove emergenze anche in Paesi finora relativamente risparmiati. Tra questi c’è il Kenya, tradizionalmente quello in condizioni migliori nel Corno d’Africa, comunque una delle aree più povere del pianeta. Proprio in queste ore, il Governo di Nairobi ha fatto appello ad aiuti internazionali d’urgenza per soccorrere tre milioni e mezzo di persone, un decimo della popolazione, ormai ridotte alla fame. In Kenya, più in generale, la metà della popolazione sopravvive con un reddito individuale inferiore a un dollaro al giorno.
Il ministro per i programmi speciali Naomi Shaban ha detto che occorrono al più presto interventi per 52 milioni di euro per impedire che la gravissima penuria alimentare diventi un’irreversibile catastrofe. Ad aggravare la situazione sono gli strascichi delle violenze postelettorali: nei primi mesi dell’anno in Kenya ci sono stati circa 2000 morti e 500.000 profughi, almeno 250.000 dei quali ancora alloggiati in miserevoli baraccopoli, mentre buona parte del centro e dell’ovest del Paese sono state devastate, con conseguente crollo del turismo.
Inoltre, hanno contribuito i cattivi raccolti dovuti alle piogge insufficienti e un generale rincaro dei prezzi anche causato dalla congiuntura internazionale: l’inflazione nel Paese ha superato lo scorso mese il 25%, il costo dell’elettricità negli ultimi mesi è aumentato di quasi quattro volte. Innanzi a tutto questo il nostro Governo sta tagliando gli aiuti alla cooperazione internazionale, come già successo con la “manovra economica d’estate” e come si ventila possa accadere anche con la finanziaria che tra pochi giorni arriverà in parlamento. Su questi temi ho già presentato delle interrogazioni, ma credo che occorrerà insistere con molta forza suscitando un movimento anche dentro la società civile.
Di fronte al dramma irrisolto della fame del mondo resto veramente con poche parole, ma vedo con disappunto che sono in buona compagnia. Lo testimonia in questi giorni il tuo blog, con l’assenza assordante di un benchè minimo commento, di una micro-riflessione; anche in questo spazio di comunicazione che, devo dire, è sempre frequentato da interventi intelligenti e mai banali.
Ed è anche per questo che ho deciso di scrivere un primo commento alla notizia, che non mi solleva affatto dalle mie responsabilità, ma che anzi vuole testimoniare disagio, fastidio, rabbia ed impotenza di fronte alla fame nel mondo. Forse, per smuovere la mia sensibilità un pò incallita, servirebbero delle dosi quotidiane di immagini dove la sofferenza mortifica ed annulla la dignità di tanti uomini, donne e bambini. In una società dominata dalla comunicazione globale riesco nell’impresa di trascurare, di ignorare.
Ma se per reagire ad un dramma vicino qualche migliaia di chilometri (e a volte anche meno)devo “vedere” e “toccare”, penso allora che il mio percorso di cristiano nella fede è veramente ancora lunghissimo.
Un saluto sincero e caloroso a tutti coloro ( e sono tanti) che invece hanno già capito e sono da tempo impegnati contro la fame nel mondo.