Questa notte, Eluana Englaro, è stata trasportata dalla clinica di Lecco dove era ricoverata alla casa di cura La Quiete della città friulana, dove si potrà dare corso al decreto dei giudici milanesi che hanno autorizzato, fin dal luglio scorso, ad interrompere alimentazione e idratazione artificiali della giovane.
Ci sono fatti che ci interrogano in profondità e che chiedono se siamo ancora in grado di avere un’idea condivisa della condizione umana. Turbamento, angoscia, preoccupazione sono i sentimenti che ti attraversano l’anima. Ho l’impressione , e lo dico senza giudicare nessuno, che nella nostra società si stia perdendo il senso della pietà e dell’accoglienza del dolore. E’ l’umano che si perde e che si trasforma . Innanzi al caso di Eluana Englaro mi sento impotente e non credo che con una buona legge, che oggi appare sempre più necessaria, sul fine vita, si possano risolvere le questioni di questa natura. La legge, seppure buona , non può sostituirsi alla coscienza. Questo è dunque il tempo della riflessione e della pietà
Il sondino non verrà staccato e per i primi tre giorni si continuerà a nutrirla artificialmente, allo scopo di permettere al personale di verificare la situazione. Dopo questi tre giorni, senza staccare il sondino, verrà sospesa l’alimentazione.
Fuori dalla clinica Beato Talamoni di Lecco hanno sostato vari esponenti di diverse associazioni che hanno sempre difeso il «diritto alla vita» di Eluana Englaro. Sono giunti la presidente nazionale dei genitori scuole cattoliche, Maria Grazia Colombo, e un esponente del Movimento per la Vita, Antonella Vian, che ha portato una foto di Eluana, una bottiglia d’acqua, una pagnottella e una candela. «Trovo terribile questo trasferimento fatto in piena notte come se ci fosse qualcosa da nascondere – ha detto Maria Grazia Colombo -. Rispetto le decisioni del padre ma i figli non sono nostri, non sono di nessuno ed Eluana ha tutto il diritto di vivere». «Io ho portato pane e acqua perché è tutto quello di cui Eluana ha bisogno per vivere – ha detto invece Antonella Vian – io so che Eluana non vuole morire e visto non può urlarlo lei, lo grido io».
E un accorato «appello alla coscienza di tutti» è stato lanciato subito dal vescovo di Udine, mons. Pietro Brollo, per far continuare a vivere Eluana Englaro. «Faccio appello alla coscienza di tutti – ha scritto mons. Brollo – perché quanti hanno chiaro di essere al cospetto di una persona vivente non esitino a volerne e ad esigerne la tutela, mentre – ha aggiunto – quanti dubitano ancora abbiano la sapienza e la prudenza di astenersi da qualsiasi decisione irreparabile».
Il richiamo di attenzione suscitato dalla vicenda di Eluana Englaro, che stiamo vivendo in diretta mediatica da ormai molto tempo, è ulteriormente stimolato dalle notizie inquietanti e drammatiche di questi ultimi giorni:
– il suo trasferimento alla RSA La Quiete dove, in attuazione della decisione della magistratura milanese, avvallata dalla Corte di Cassazione, se ne sospende l’alimentazione e l’idratazione iniziando il percorso verso la morte,
– l’esplosione del gravissimo conflitto istituzionale tra il Governo e la Presidenza della Repubblica che ha costretto il Governo, stante il rifiuto del Presidente della Repubblica di sottoscriverlo, a ritirare il Decreto Legge nel merito già approvato trasformandolo in Disegno di Legge da sottoporre all’approvazione del Parlamento.
Prescindendo dal valutare le motivazioni del Presidente della Repubblica in merito ai vincoli e agli obblighi costituzionali che hanno impedito la sua firma al Decreto Legge, notevole appare il grado di strumentalizzazione che connota i comportamenti e gli atti del Governo su questa vicenda sopratutto considerando che l’attuale maggioranza ha governato dal 2001 al 2006 e dall’aprile 2008 fino ad oggi senza produrre alcun che in merito al tema della fine della vita.
Non è certo con questo Disegno di Legge che il Governo può evitare, nel merito, di rispondere delle sue oggettive responsabilità sul perché, avendone avuto il tempo, non ha fatto in passato ciò che ha fatto oggi che i tempi stanno per scadere e le condizioni di Eluana rischiano di diventare irreversibili?
Se, nella legislatura 2001-2006, la maggioranza di centrodestra non si fosse opposta ad una legge sul testamento biologico e se, in questi mesi, anziché umiliare il Parlamento con leggi ad personam e voti di fiducia su provvedimenti-manifesto, avesse lavorato per una buona legge sulla fine della vita, non saremmo al punto in cui siamo.
Sorge il dubbio che le scelte del Governo sono determinate, ancora una volta, dall’esito di sondaggi che evidenziano il dissenso dei cittadini sul percorso sul quale è stata posta la vita di Eluana.
Se è così, come credo, si chiedano i cittadini italiani, in particolare quelli che sostengono il Governo Berlusconi, a cosa serve un Governo, un Parlamento e tutto l’apparato istituzionale di cui in Paese dispone, quando l’unico criterio che determina le scelte e le decisioni del Governo è l’esito di un sondaggio?
Se per governare basta così poco è sufficiente dotare il Paese di un buon centro di ricerche di mercato, che oltretutto ha il vantaggio di richiedere costi estremamente contenuti rispetto a quelli attuali del Governo, Parlamento, ecc.
La drammaticità di questo momento purtroppo non consente di fare dell’ironia e pertanto resta valido l’invito del Card. Tettamanzi: ”Vorrei che il clamore attorno ad Eluana cessasse e si aprisse lo spazio della preghiera, della riflessione”.
Aggiunge però Tettamanzi: “Occorre quindi stare dalla parte della vita in ogni stadio di sviluppo e in ogni condizione di esistenza. Occorre stare dalla parte degli ultimi, i più fragili e incapaci di farsi valere nei loro diritti: i diritti dei deboli non possono né devono essere “diritti deboli” e, d’altra parte, i pur comprensibili desideri ed emozioni non possono pretendere di diventare diritti.”
Lo spazio della preghiera è lo spazio di chi crede nel Padre della vita, la riflessione è lo spazio e il dovere di tutti.
Mio malgrado, pur dissentendo in modo radicale dai comportamenti e dalle ragioni del Governo e condividendo pienamente l’operato del Presidente della Repubblica, non posso che schierarmi “dalla parte della vita in ogni stadio di sviluppo e in ogni condizione di esistenza” auspicando che il Parlamento approvi con la massima urgenza il Disegno di Legge del Governo che considera l’alimentazione e l’idratazione quali forme di sostegni vitali che non possono essere sospese da chi assiste soggetti non in grado di provvedere a se stessi.
Qualcuno potrebbe sostenere che questa è una legge “ad personam”. A chi lo afferma è bene ricordare la grande quantità di leggi che il Parlamento ha approvato per tutelare gli interessi personali di Berlusconi e dei suoi amici. Perché sono stati in pochi ad alzare la loro voce contro queste leggi e perché lo fanno su questa legge che tutela il diritto di vivere, il diritto alla vita?.
Comunque si evolva e si concluda questa vicenda ci dovranno essere modi e tempi per riflettere, oltre che sugli interrogativi posti, se essa è una vittoria o una sconfitta:
– per la civiltà e la cultura di questo nostro Paese, ritornando a chiederci non solo se esiste un perché della vita e qual’è il suo senso ultimo, ma interrogandoci anche su quali sono le ragioni e la profondità delle trasformazioni socioculturali che nel tempo si sono affermate e che oggi giustificano e motivano questa vicenda;
– per la politica che non ha saputo fare nulla di meglio che rimuovere il problema, per molto tempo ha deciso di non decidere, e quando ha deciso l’ha fatto violando tutte le regole del vivere e convivere democratico;
– per la magistratura che ha supplito al vuoto normativo di merito, definendo essa stessa in luogo del Parlamento, i diritti, il loro valore e le conseguenti norme di comportamento;
– per il prestigio di cui gode la scienza che, comunque, non è in grado di dire alcun che sull’inizio e sulla fine della vita;
– per il rapporto che esiste tra la scienza e l’umanità e la dignità della persone, la loro libertà, le loro attese e le loro speranze.
R. Vialba
La drammaticità della notizia del trasferimento di Eluana risiede nel fatto che questa è la condizione che consente di attuare la decisione della magistratura milanese, avvallata dalla Corte Costituzionale: la sospensione dell’alimentazione per porre fine alla sua vita..
In questo momento pare opportuno condividere le parole del Card. Tettamanzi:”Vorrei che il clamore attorno ad Eluana cessasse e si aprisse lo spazio della preghiera, della riflessione”.
Lo spazio della preghiera è lo spazio di chi crede nel Padre della vita, la riflessione è lo spazio di tutti.
Si dovranno trovare i modi e i tempi per riflettere, ad esempio, se questa è una vittoria o una sconfitta:
– per la civiltà e la cultura di questo nostro Paese, ritornando a chiederci non solo se esiste un perché della vita e qual’è il suo senso ultimo, ma interrogandoci anche su quali sono le ragioni e la profondità delle trasformazioni socioculturali che nel tempo si sono affermate e che oggi giustificano e motivano questa vicenda;
– per la politica che ha detto molto nel merito, forse troppo, ma non ha saputo fare nulla di meglio che rimuovere il problema, cioè decidendo di non decidere;
– per la magistratura che ha supplito al vuoto normativo di merito, definendo essa stessa in luogo del Parlamento, i diritti, il loro valore e le conseguenti norme di comportamento,
– per il prestigio di cui gode la scienza che, comunque, non è in grado di dire alcun che sull’inizio e sulla fine della vita;
– per il rapporto che esiste tra la scienza e l’umanità e la dignità della persone, le loro attese e le loro speranze.
Vale già adesso rammentare ciò che ha scritto Blaise Pascal in “Pensieri”: “Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce”. Se ciò vale per il “cuore” verso la “ragione” ancor più vale verso “la civiltà, la cultura, la politica e la scienza”; queste sono tutte, e tali resteranno, sempre e solo costruzioni della ragione, ma non potranno mai essere le ragioni del cuore.
Entro in punta di piedi in questa vicenda.
Credo che dovremmo anche avere il coraggio,in questo momento, d’implorare il miracolo. Chissà,tutti insieme… Forse anche questo significa “avere fede” o meglio, non essere “uomini di poca fede”.
Quanto all’aspetto legale-istituzionale c’è solo da rattristarsi al pensiero che possa esserci una diversa normazione, tra Lombgardia e Friuli, all’interno di questo ridicolo paese.