Ci sono discorsi e interventi che aiutano a riflettere e a riposizionare i nostri atteggiamenti, soprattutto in questi tempi cui siamo costretti, tante volte, a navigare senza bussole. Nella confusione dei tanti discorsi che siamo costretti a sentire , spicca per la sua chiarezza l’Omelia che nella domenica delle Palme il Cardinale Arcivescovo di Milano , Diogeni Tettamanti, ha pronuciato nella stupenda ed evocativa cornice del Duomo Ambrosiano. Al centro del suo intervento i temi della giustizia , della solidarietà e dell’accoglienza, un discorso rigoroso e improntato all’insegnamento evangelico che non si è sottratto all’attualità: “Viviamo giorni strani”. “Perché tanti ricchi si rifiutano di accogliere chi fugge dalla miseria?” Un richiamo alla coerenza evangelica per tutti coloro che si dichiarano cristiani, alla solidarietà e alla moralità civile per tuttiMons. Tettamanzi dopo la lettura del Vangelo secondo Giovanni, che presenta Gesù come re “umile e mite, e insieme come il re che dona tutto se stesso per amore e che, proprio così, annuncia la pace”, ha analizzato “la nostra situazione storica”. “Come sono oggi i giorni che viviamo? Potremmo definirli “giorni strani – spiega l’Arcivescovo – I più dotti potrebbero definirli “giorni paradossali”.
Nel corso della sua omelia spiega che le motivazioni di ciò “sono moltissime e differenti” e, facendo riferimento all’attualità, ha parlato di giustizia, ma anche di guerra e immigrazione: “Perché ci sono uomini che fanno la guerra, ma non vogliono si definiscano come “guerra” le loro decisioni, le scelte e le azioni violente? – si è chiesto e ha chiesto l’Arcivescovo – molti agiscono con ingiustizia, ma non vogliono che la giustizia giudichi le loro azioni? E ancora: perché tanti vivono arricchendosi sulle spalle dei Paesi poveri, ma poi si rifiutano di accogliere coloro che fuggono dalla miseria e vengono da noi chiedendo di condividere un benessere costruito proprio sulla loro povertà?”. Sono domande che toccano la nostra coscienza e che ci chiedono di uscire dal torpore in cui siamo adagiati. La contingenza storica chiame gli uomini di buona volontà e i cristiani a un rinnovato impegno dentro e a favore della comunità, ma anche ad avere meno paura dei poveri che scappano dalle situazioni di miseria, di sopraffazione e di guerra.
L’arcivescovo, interrogandosi ancora sulla attualità, ha spiegato: “Come sono, quindi, i giorni che oggi viviamo? Possiamo rispondere nel modo più semplice, ma non per questo meno provocatorio per ciascuno di noi, interrogandoci con coraggio sul criterio che ispira nel vissuto quotidiano i nostri pensieri, i sentimenti, i gesti. È un criterio caratterizzato da dominio superbo, subdolo, violento, oppure è un criterio contraddistinto da attenzione, disponibilità e servizio agli altri e al loro bene?”
“Siamo allora chiamati a interrogarci sull’unica vera potenza che può realmente arricchire e fare grande la nostra vita, intessuta da tanti piccoli gesti – ha aggiunto l’arcivescovo di Milano – la vera potenza sta nell’umiltà, nel dono di sé, nello spirito di servizio, nella disponibilità piena a venerare la dignità di ogni nostro fratello e sorella in ogni età e condizione di vita”.
Sono parole che dovrebbero farci riflettere farci cambiare molti dei nostri atteggiamenti.
Come si può commentare l’Omelia del Card. Tettamanzi se non nell’unico modo che è possibile in ragione del fatto che Egli è Vescovo, dunque successore degli Apostoli, Maestro e Pastore della Chiesa Ambrosiana?
Le Sue sono parole che parlano di null’altro che del Vangelo e toccano situazioni e problemi reali della società, della politica e della vita delle persone e delle comunità. Per quanto mi è dato di conoscere del Card. Tettamanzi penso che a Lui interessi poco o nulla di essere “politicamente corretto” o di essere considerato “scomodo” dagli uomini del potere. A Lui importa solo il bene della Diocesi di Milano, di tutta la Chiesa, dei cristiani e degli uomini di buona volontà. A tutto questo vanno sempre ricondotte le sue valutazioni, riflessioni e indicazioni.
Se, come credo, sono queste le ragioni che motivano gli interventi del Card. Tettamanzi, non mi sorprendono le cose che ha detto e dice, ma mi turba il fatto che nella Chiesa altri possano fare affermazioni e dare indicazioni molto diverse dalle Sue. Ciò mi interroga su quali siano le loro ragioni e, poste le domande, non ho finora ottenuto risposte credibili ma solo strumentali.
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Caro Savino,
siete veramente fortunati voi lombardi. Prima il Cardinal Martini, poi il Cardinal Tettamanzi.
Sto leggendo la mattina come meditazione delle riflessioni giornaliere di Martini.
Veramente si capisce come una Fede non vissuta nell’impegno quotidiano nel rendere il mondo più umano non possa dirsi Fede, e come senza la gioia che proviene da un Vangelo incarnato non potremmo mai veramente manifestare la presenza di Gesù dentro di noi e fra di noi.
Di questa Fede e di questa gioia c’è tanto bisogno in politica.
Auguro a te e a tutti noi che frequentiamo questo blog che la Pasqua ci ricordi sempre, anche nei momenti bui, che Cristo ha vinto la morte e che da quel momento il male, anche se sembra che stia prevalendo, ha il destino segnato.
Buona S. Pasqua!!
Bell’articolo, peccato che non ho sentito l’omelia di Tettamanzi! Grazie per avercene dato un sunto.