Le notizie che da diversi giorni appaiono sui giornali o diffuse da media sui presunti intrighi vaticani, non possono che mettere in tensione l’animo dei cristiani cattolici. Molte sono le domande che ci poniamo. Sono questi i momenti in cui veniamo messi alla prova. Ci sorregge la dolce e turbata serenità del Papa.
Nel riflettere e lasciandomi interrogare da questo diluvio di notizie, insinuazioni, accuse, non so perché, mi sono venute alla mente alcune parole che di Dietrich Bonhoeffer – pastore evangelico, confessante, resistente e assassinato dai nazisti – scriveva in occasione del battesimo( 1944) del pronipote. Lo sguardo del prigioniero che attende la condanna è rivolto al futuro:
“ La nostra Chiesa , che in questi anni ha lottato solo per la propria sopravvivenza, come se fosse fine a se stessa , è incapace di essere portatrice per gli uomini e per il mondo della parola che riconcilia e redime. Perciò le parole di un tempo devono perdere la loro forza e ammutolire, e il nostro essere cristiani oggi consisterà solo in due cose: nel pregare e nell’operare ciò che è giusto tra gli uomini.Il pensare , il parlare e l’organizzare , per ciò che riguarda la realtà del cristianesimo devono rinascere da questo pregare e da questo operare”
Anche nell’oggi della temperie e nell’attesa del giorno che Bonhoeffer preconizza e che sicuramente lo Spirito donerà alla sua Chiesa, in cui i cristiani e gli uomini possano parlare un linguaggio nuovo capace di “riconciliare e redimere” , dobbiamo tutti fare uno sforzo per mantenere davanti e dentro di noi la duplice consegna : pregare e operare per le giustizia, senza pretese e senza ridurre tutto alla dimensione politica.
Scossi come alberi in un temporale non dobbiamo lasciarci intimorire e inquietare più del dovuto, ma renderci conto che siamo consegnati a una povertà e a uno spogliamento che sicuramente sarà propizio di nuovi fatti: “ non preoccupatevi per la vostra vita , di quello che mangerete o berrete …” Questo vale anche per il nostro impegno politico o sociale: esserci preoccupati di quello che faremo , diventeremo o potremo avere è un atteggiamento “naturale” fin tanto che non ci imprigiona. L’impegno non è qualche cosa che si dà, è un dono che si riceve e che pertanto esige una certa libertà.
Il nostro compito di cristiani è quello di rendere testimonianza di un dono ricevuto, di una chiamata. Sappiamo anche che il grano è sempre mischiato al loglio, anche dentro la Chiesa ma anche dentro il nostro cuore e la nostra mente.
La Chiesa è così composta: il Santo Padre si colloca alla sommità in tutti i sensi, i parroci in buona parte santi, come quelli che gestiscono le periferie delle metropoli, e in buona parte ininfluenti timbratori di un cartellino, impiegati del catasto nè + nè -, poi gli alti prelati. Cardinali e vescovi che vivono in un mondo lontano. In un altro pianeta, discutono del mondo, della vita e della morte, di carità per i poveracci stando ben attenti a non toccare i soldoni dei loro amichetti ricchi, amministrano quattrini in quantità industriale e pregano non si sa quale Dio. Finchè è questa… a me ha proprio stufato.
è un piacere come …bere un buon bicchiere di vino …leggere e condividere
Amen. Amen. Amen.
Signore fà di noi uno strumento, …
Del Tuo Amore, della Tua Pace, della Tua Libertà, della Tua Verità, della Tua Giustizia, della Tua Comunione, della Tua Misericordia, della Tua Regalità, della Tua Santità, della Tua Volontà, della Tua Beatitudine.
…
grazie Savino.