Non voglio entrare nel merito politico della defenestrazione di Enrico Letta. Non mi ha certamente sorpreso e me la aspettavo, anche se non mi è piaciuta. Forse Renzi potrebbe aver ragione nel giustificarsi dicendo che non potevano esserci altre strade, ma questo è vero da quando lui ha vinto le primarie. Si è scelta un’altra strada che non mi sembra la migliore. Inoltre, poiché l’Italia, come ho più volte sostenuto, ha bisogno di scelte radicali, non averle fatte in questi mesi non possono essere addossato solo a Letta che comunque era il Presidente del Consiglio indicato e sostenuto dal Pd. C’è, in quello che è successo, un qualche cosa di strano e di amaro. Si poteva e forse si doveva cambiare, ma c’è una sorta di galateo politico e istituzionale che doveva essere rispettato. Si sarebbe raggiunto lo stesso risultato senza riempire l’aria d’interrogativi che indeboliscono ulteriormente il rapporto tra cittadini, politica e istituzioni.
Si sono spese troppe parole e tutte sono state svuotate dai fatti. Che nella politica ci sia un traffico di parole sembra abbastanza ovvio. Poi se ci si ferma un attimo a riflettere, emerge una serie di problemi a cominciare dalla corrispondenza tra le parole dette e i comportamenti che sono messi in atto. Era poi così necessario che si mettessero in campo tutta quella batteria di rassicurazioni, critiche, affermazioni e sconfessioni da parte dei due che giocavano la partita o era più utile che il dialogo e il confronto fossero da subito chiari?
Troppe parole? Niente parole? Quali parole? Ci si deve interrogare su questo, perché dall’uso della parola passa la relazione tra le persone e con i cittadini. Non c’è relazione e comunicazione politica se non c’è coerenza tra il dire e il dire, è in questo interstizio che passa il senso della comunicazione e non tra il dire e il detto.
La parola può dunque insieme ferire o guarire. Qui non s’è fatto né l’uno né l’altro. Bisogna uscire dall’idea che le parole si collochino su un terreno astratto, in realtà esse hanno una loro oggettività anche quando sono rivestite e paludate. Contengono sempre una forza comunicativa che a un attento osservatore non può sfuggire anche quando si usano termini dissimulativi. Dai discorsi di questi giorni ha ricavato l’impressione che si siano scambiate parole riflettendo poco sulle loro conseguenze. Forse si è dimenticato che parlare è un atto che richiede sempre responsabilità, soprattutto quando il discorso è pubblico e politico. Sono convinto che parte della crisi politica che viviamo, nasce anche dal fatto che non crediamo più che le parole servano a dire le cose come stanno e come realmente si pensano.
Siamo in molti ad auspicare che si esca dal pantano e che l’Italia imbocchi finalmente la strada delle riforme ed è su questo che andrà giudicato Renzi e il suo Governo. Siamo all’inizio di un nuovo percorso che si deve seguire con molta attenzione poiché può essere foriero di opportunità come di rischi. E se da tutto questo nascerà un cambiamento espressivo del Paese e un rafforzamento della democrazia, ben vengano anche le odierne contraddizioni.
C’è un bisogno di uno slancio nuovo per affrontare con determinazione la grande crisi del lavoro, le difficoltà del nostro apparato produttivo, la riforma dello stato e ridare centralità alla famiglia. E’ sui temi concreti che misureremo il nuovo Presidente del Consiglio.
Per fare che questo diventi possibili serve anche sia sanata la differenza tra il dire e il dire. I linguaggi e le parole devono tornare a essere venerate e rispettate, perché sincere e costruttrici di nuove relazioni civili.
Ritorno sull’argomento, e in particolare sull’efficace spunto di Rodolfo Vialba, per approfondire l’esame (e la nostra attenzione!) sul ruolo dei cattolici nella politica italiana.
E’ vero oggi non contano praticamente piu’ nulla perche’ sono (siamo) costretti a dibattersi e a dividersi tra quelli che si sentono chiamati a privilegiare la giustizia sociale, l’eguaglianza, la difesa dei piu deboli, e quelli che si sentono invece piu’ attratti a difendere l’insegnamento della chiesa su temi come, il matrimonio, l’aborto, la fede stessa.
I temi sociali spingono i cattolici a schierarsi con i partiti di sinistra. I temi piu’ intrinsecamente religiosi li spingono a privilegiare i partiti di centro (ormai evanescenti) e quelli di destra.
E’ del tutto normale che persone normali, civili, istruite e “compassionate” (come si definiscono quasi tutti i politici qui in America) si sentano frastronati quando devono scegliere tra questo e quello. Specialmente nelle campagne politche che precedono le elezioni, questi temi vengono fuori con forza per spostare l’elettorato in uncerto modo, ma poi la politca, come al solito, privilegia soprattutto i propri specifici interessi.
Noi cattolici non contiamo niente perche’ siamo divisi da queste cose, ed e’ inevitabile che sia cosi’, dato che ciascuno di noi e’ abbandonato a se stesso (salvo le “sirene” che appaiono d’incanto in vista delle elezioni) e deve tracciare da se il suo percorso civile e sociale.
Non contiamo niente perche’ noi cattolici ci siamo lasciati rubare dai comunisti (e loro eredi) la missione, anche di giustizia sociale, affidata alla chiesa da Cristo il Salvatore.
Ma adesso le cose sono cambiate. Adesso abbiamo un faro che puo’ illuminare il percorso, anche politico e sociale, a tutti I crsitiani. Adesso c’e’ papa Francesco.
Quello che manca e’ un partito politico serio. Laico, ma veramente cristiano. Composto da persone oneste, capaci e illuminate che vogliano intraprendere l’impegno politico e democratico come una missione.
Gia’ qualche mese fa avevo detto in questo blog a Savino: “Vai da papa Francesco”, fai questa cosa. Tu hai tutti i requisiti, culturali e storici, necessari per farlo. Non sarai solo. Gesu’ ha cominciato con 12, perlopiu’ semplici pescatori.
Papa Francesco sta riformando la Chiesa cattolica profondamente, riportandola alle radici cristiane. Ha bisogno di te … e di noi. Non indugiare oltre.
Non e’ sui Renzi, Casini o Berlusconi che lui puo’ affidare la presenza nel sociale della sua chiesa.
Roberto Marchesi
Per favore rispondi se puoi personalmente a questo commento.
Non una volta che i Cattolici siano sintonizzati col Mondo Reale.
Forse è proprio per questo che non riescono a contare nulla.
Ha scritto Ilvo Diamanti su La Repubblica di lunedì 10 febbraio: “Renzi. E’ l’uomo dei tempi veloci in questi tempi veloci. Tanto veloci che anch’io, lo ammetto, mi sento in ritardo”. Ora, se lui, che di professione studia l’evoluzione della politica, si sente in ritardo e ha difficoltà a capire ciò che fa Renzi e dove va, che posso fare io se non attendere che il buio si dissolva e appaia un po’ di luce nella rappresentanza della politica? Certo è che se Renzi solleva perplessità, soprattutto se avesse un fondo di verità l’affermazione di Roberto Marchesi “Al di la’ delle parole vedo che Renzi sta di fatto riconsegnando l’Italia nelle mani delle destre politiche”, ciò che si muove nell’area di centro tra fratture, ritorni al passato e nuove avventure, non offre una bella immagine di sé in quanto è l’esatto contrario del tentativo di costruire una rappresentanza politica credibile, quanto piuttosto quello di crearsi alleanze e propri spazi elettorali per marcare presenze che appaiono più di natura personale che non di prospettiva politica. In questo clima di sovrana confusione, per me non iscritto al PD, e nonostante la grande propensione che il PD ha nel farsi male da solo come dimostra la vicenda Renzi-Letta, altro non è possibile che guardare, comunque e con una attenzione, a ciò che avviene nell’area del centro sinistra, senza rinunciare all’idea che sia possibile, oltre che utile e necessaria per il Paese, la rappresentanza politica di quell’aera di centro che non si riconosce nel bipolarismo che avanza. In ragione di quanto sta accadendo nel quadro della rappresentanza della politica, resta comunque l’esigenza di una seria riflessione sul ruolo dei cattolici che sembrano essere scomparsi dalla scena, diventi insignificanti e ridotti al silenzio. Di Casini, e di quel che resta dell’UdC, che ritorna nel centro destra, non vale la pena spendere neanche una parola essendo un atto che si squalifica da solo, ma i cattolici del PD esistono ancora?, e se esistono cosa pensano di quanto sta avvenendo nel PD e nel Governo? Se guardo al dibattito e alla votazione della Direzione del PD devo concludere che hanno smesso di esistere e di pensare. Anche loro preoccupati per la conservazione del loro posto e alla ricerca di garanzie e certezze?
Il vero problema di Renzi e’ la scarsa credibilità di quello che dice rispetto
a quello che fa;siamo passati in pochi giorni da andiamo alle elezioni
ad un governo di legislatura(?).
Poi ha tenuto bloccato per due mesi il “povero”Letta dicendo stai tranquillo,
sembrava il gioco delle parti invece aveva in pratica gia deciso di mandarlo
a casa..
Ma la realtà è che ora ci sono due maggioranze assai contradditorie;
un accordo di “ferro” con Berlusconi con legge elettorale ,tendenzialmente
bipartitica ed una probabile maggioranza di governo coi “partitini”da eliminare.
Se non ci fosse di mezzo il paese con la crisi ancora pesante si
potrebbe chiedere,prima di appoggiare il governo qual’e’ la linea Renzi
ma temo che si galleggerà ,almeno fino all’elezioni Europeei
Sono d’accordo sull’onesta intellettuale necessaria a rendere coerenti I concetti proposti nelle dichiarazioni quotidiane dei politici, cosa di cui ormai si e’ persa traccia da molto tempo nella politica italiana.
Il blitz di Renzi pero’ ha superato pero’ persino il labile confine tra la decenza e l’indecenza della politca Italiana. Ha usato l’insofferenza di quelli che votano il PD e volevano un distacco netto dai vecchi marpioni del partito, per fare qualcosa persino peggiore, nell’arroganza e nell’arrivismo, rispetto a quelli la’. (Lui pero’ lo chiama pragmatismo).
Nel mio articolo di ieri sul Fatto quotidiano http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/13/renzi-lo-chiama-pragmatismo-in-italiano-si-chiama-ambizione-sfrenata/879535/ e nei due precedenti (per chi ha voglia di leggerli) spiego meglio come la penso.
Al di la’ delle parole vedo che Renzi sta di fatto riconsegnando l’Italia nelle mani delle destre politiche.
Siccome Renzi non e’ uno stupido e, per quanto bravo, questa storia non sta in piedi giustificandola solo con la sua ambizione, c’e’ sotto qualcosa di piu’ grande. Occorre capire chi tira I fili di questa strategia
Saluti dal Texas
Innegabile che un avvicendamento tra Letta e Renzi, dopo le primarie, fosse nell’aria. Forse non ci si aspettava in questi termini, ma era latente.
Diverso il discorso circa la credibilità della politica, che da questo passaggio non ne viene per niente rafforzata.
Da un lato se Renzi riuscirà a ottenere anche solo una parte delle cose che invoca, potrà dire di avere avuto ragione; dall’altro rimarrà comunque l’immagine di una politica “bugiarda”, non perché non decide, ma perché fa valere la legge della furbizia.
Mi rendo conto che il mio è un discorso più umano che politico, ma per chi crede in una certa Politica, non è un discorso secondario.
Le parole servono al pari dei comportamenti dei singoli individui.
Parlare, Pezzotta, non richiede ormai più responsabilità. Renzi e Berlusconi e Grillo hanno detto tutto e il contrario di tutto il giorno dopo. Eppure la gente vota per loro.
Ma in una protodittatura come la nostra dove fra un pò (sotto dettatura europea/americana) elimineranno persino la possibilità di votare i grillini in quanto unica forza di opposizione, per di più antieuropea, e le due consuete caste si spartiranno il potere, a cosa servono le parole? Tutto è deciso. Era deciso prima di Monti, all’indomani di Monti, prima delle elezioni. E adesso.