Vivo questi giorni con profonda inquietudine e con tormento. Fatico a ritrovarmi nei riti che si celebrano nei palazzi e, soprattutto, mi turba l’emersione di un nuovo intreccio tra politica , affari e arricchimenti personali e il predominare di una visione cinica del fare politica.
Le vicende di Brancher e le inchieste in cui sono indagati molti esponenti politici di vario rango sono ogni giorno sui giornali , pongono forti interrogativi. Eppure ho l’impressione che tutto questo scivoli via e dia corso a una sorta di quasi normalità: “ così fan tutti”. Molte volte, tanta è l’assuefazione, di fronte a notizie di questo genere che leggendo i giornali siamo portati a girare pagina. Quello che si constata è la perdita del senso comune del pudore. Non ci si vergogna più di niente e di nulla e si confonde la ragion politica con la convenienza del momento.
Osservando la situazione sento crescere dentro di me una sorta di distacco dalla politica che mi obbliga a una riflessione attenta sulle motivazioni che mi hanno portato a quest’impegno.
Mi sono impegnato nell’azione politica, dopo una vita trascorsa nel sindacato e nel sociale , con l’intenzione di poter portare un modesto contributo al formarsi e rafforzarsi di quella che con diversi amici avevamo definito la buona politica. Interessava a noi proporre un’idea di politica in cui potessero contare le ragioni ideali e valoriali , i bisogni dei più deboli , la pace e la solidarietà sociale.
Su questa traccia e in contrasto al modello politico che in questi quindicianni e’ stato calato sul nostro Paese, mi sono e ci siamo impegnato mettendo in campo quello che potevamo. Alcuni amici mi rimproverano e mi dicono che nell’attuale impegno dovrei dovuto e essere più determinato , più presenzialista e chiedere di più , sono così costretto a ribadire che la mia e’ stata una scelta più attenta ai contenuti che all’apparire . Questo può essere un limite all’interno di un fare politica che privilegia l’immagine e i posti. Non credo che questo modello sia confacente al mio modo di essere. Questo può essere un limite , ma sono convinto che esistano o che bisogna creare altri itinerari dentro , fin che è possibile , e fuori dalla politica.
Alla mia età, con l’esperienza che ho maturato nel corso dell’impegno sociale e sindacale, vorrei poter solo poter contribuire, nel limite delle mie possibilità e capacità , al formarsi , come costantemente ci sollecita la Chiesa italiana e il Santo Padre, di una nuova generazione di politici cattolici.
Nel corso della mia vita ho sempre perseguito un’idea mite dell’impegno sociale e politico , non amo le grida, gli insulti, l’oltrepassamento dei limiti o la spettacolarizzazione continua e permanente, ho sempre guardato con attenzione e condivisione alla prassi nonviolenta, al rispetto e al dialogo e in particolare ai problemi dei più deboli.
Con queste motivazioni ho partecipato alla costituzione della Rosa per l’Italia, alla creazione del gruppo parlamentare dell’Unione di Centro e al coordinamento della Costituente di centro , e, ora, al percorso che dovrebbe portare alla formazione del nuovo soggetto politico, dove l’ispirazione cristiana , senza pretese egemoniche o integriste, possa sviluppare tutte le sue potenzialità e creatività.
Forse su questo percorso possono crearsi le possibilità di contribuire ad una buona politica , che per essere tale non ha bisogno di essere etichettata come destra o sinistra ma di valori e principi.
Eppure oggi sono attraversato da profondi turbamenti e mi chiedo con insistenza quotidiana se non abbia sbagliato a pensare che potessero esistere spazi per un modo diverso di fare politica.
Gli interrogativi si fanno sempre più esigenti nel vedere che si diffonde una immagine rapace della politica . Mi preoccupa leggere che, come ha scritto su LA STAMPA Michele Aimis, “ormai l’Italia sembra essere diventata una palude , uno stagno d’acque limacciose nel quale siamo immersi fino al collo”, e che sembriamo ” tutti affaccendati in faccende deplorevoli ma ben retribuite, e infatti il faccendiere ormai incontra il mestiere con la maggior schiera di seguaci” Anche al sottoscritto tante volte e’ sembrato vedere più maneggioni che manager. Mi chiedo se al crescere del fango dobbiamo arrenderci.
Come povero e debole cristiano so bene che gli uomini sono fallaci e corruttibili, condizione che si sperimenta ogni giorno nella stessa dimensione esistenziale che è costantemente messa alla prova , ma quello che mi preoccupa è la assenza della tensione a resistere per farsene quasi un vanto.
Mi si potrà obbiettare che sono troppo pessimista , che ho una visione giansenista e che non tutto e’ così e che ci sono anche tante realtà positive. Anch’io e penso alle tante aree del volontariato, dell’associazionismo sociale, caritativo e filantropico che continuo a frequentare e che sono il segno di una possibilità . Conosco lavoratrici e lavoratori del settore pubblico, privato e imprenditori che continuano a pensare che fare bene il proprio lavoro serva non solo ai loro legittimi interessi, ma alla comunità e al Paese.
Esistono semi di speranza sparsi in diversi punti della nostra società. Il problema su cui riflettere è se la politica è ancora in grado di preparare il terreno per farli germogliare e fruttificare . Questo è il nodo di fondo.
Per questo occorre rilanciare con rigore il tema del bene comune come fondamento dell’etica pubblica.
L’esigenza e’ di reintrodurre nella politica un chiaro riferimento agli ideale e generare un nuovo stile dove il concetto di flessibilità , di ricambio, di alternanza predomini sulla conservazione di ciò che sia ha o si è
Un elemento che potrebbe aiutare a mettere in campo trasparenza e ricambio delle classe dirigente sarebbe la riforma dell’attuale legge elettorale. La mia preferenza va al modello tedesco , ma preme soprattutto pervenire a un modello che eviti e contrasti la cooptazione per restituire libertà ai rappresentati e ai rappresentati nei confronti delle oligarchie – pesanti o morbide che siano – che in politica si formano e che esistono .
Per far sorgere una nuova generazione di politici cattolici come anche in questi giorni e tornato a proporre il Presidente della Cei, Mons. Bagnasco , servono strumenti e impegno ma soprattutto occorre sbloccare tutto ciò che inibisce il ricambio dei gruppi dirigenti.
Con l’avvento della cosiddetta seconda repubblica e con la creazione di una sorta di bipolarismo ibrido e confuso, si era promesso che questo ricambio sarebbe stato automatico e l’alternanza una regola, che la corruzione sarebbe scomparsa , che i cittadini sarebbero tornati sovrani e le riforme dell’economia e del sociale attuate. Nulla di questo è accaduto . anzi la corruzione e il malaffare sono cresciuti, la democrazia si è di nuovo bloccata, la mobilità sociale frenata e le disuguaglianze in crescita. I poveri si impoveriscono, ai giovani viene mutilato il futuro, l’occupazione è in crisi, i ricchi si arricchiscono generando elementi di invidia e di rancore sociale, ma anche la percezione di vivere in un clima di ingiustizia diffusa che alimenta malessere e può generare conflitti sociali e tensioni tra territori .
L’insieme di questa situazione che ogni giorno di più appare complessa e difficile, mi turba in profondità e mi pone domande a cui non so rispendere. Lunedì ero a Bergamo in piazza con i lavoratori della Idesit a cui è stata comunicata la chiusura della loro fabbrica, erano dignitosamente e giustamente indignati e preoccupati per sé e le loro famiglie e chiedevano a noi politici di intervenire. Nel condividere quanto mi dicevano ho anche avvertito dentro di me il crescere di un senso d’impotenza. Ho visto tutta la debolezza della politica. Quante volte mi capita di incontrare persone che hanno problemi e bisogni a cui non sono in grado di rispondere. Quante speranze vengono in questi giorni spente.
Eppure, conscio delle tante debolezze che ci attraversano , resto convinto che il nostro tempo abbia bisogno di quelle che don Mazzolari chiamava “avanguardie cristiane”, cioè di persone che pur militando nell’agone politico non restino schiacciate dalla lotta, dall’ambizione e dal desiderio del potere, ma capaci di vivere la dimensione dell’impegno con spirito critico e “ con i fianchi cinti, i calzari ai piedi, il bastone in mano”, pronti sempre a partire a lasciare, quando se ne avverte in coscienza l’esigenza, le “ pentole d’Egitto” per la propria libertà. All’orizzonte va sempre messo il ricominciamento
Sarà possibile? A volte ho molti dubbi, ma occorre provarci con attenzione e onestà fin che la coscienza e la forza fisica ci sorreggerà.
da cattolica cristiana praticante condivido pienamente gli aneliti, le frustrazioni, le speranze e le delusioni enunciate. penso pero’ che uniti si possa vincere, magari coi tempi di Dio. sicuramente rimanere dei cristiani isolati ci fa fare tanti sforzi con scarsi se non nulli risultati. “dove due o piu’ sono uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro” dice Gesu’. e con lui dalla ns parte si puo’ essere certi della vittoria. non del mondo, pero’.
Presidente Pezzotta, ho letto con angoscia le sue riflessioni e condivido le inquietudini, perché riflette uno stato sociale di smarrimento nel paese. Come smarrimento provocano gli appelli di chi non riesce a indicare la via o il metodo, o se vogliamo essere più concreti, senza quella chiamata alla mobilitazione od all’azione, che eviterebbe il buio comportamentale e decisione per la realizzazione dei progetti.
Stamane mi sono imbattuto in questa citazione dello statunitense Lewis Cass: “Le persone possono dubitare di ciò che dici ma crederanno a ciò che fai.” E mi è venuto subito in mente la leggenda della Rana lessa, di un altro statunitense Gregory Bateson:
«E’ un fatto non banale che siamo quasi sempre inconsapevoli delle tendenze nelle variazioni del nostro stato. Esiste una leggenda quasi scientifica secondo la quale, se si riesce a tenere buona e ferma una rana in una pentola di acqua fredda e si aumenta lentissimamente e senza sbalzi la temperatura dell’acqua, in modo che nessun istante possa essere contrassegnato come quello in cui la rana dovrebbe saltar fuori, la rana non salterà mai fuori e finirà lessata. E’ possibile che la specie umana si trovi in una pentola analoga e stia mutando il proprio ambiente con un inquinamento che cresce a poco a poco, e stia corrompendo la propria mente con un’istruzione e una religione che vanno a poco a poco deteriorandosi?»
Presidente Pezzotta, la scientificità di una azione politica la si può solo verificare sul campo, la sua campagna in Lombardia penso sia un chiaro segno di verifica della bontà delle sue idee.
Domenico Occhipinti
Caro Savino,
dalla lettura del tuo post “riflessioni inquiete” e dall’intervento di ieri pomeriggio a Milano, nel quale finalmente! il Presidente Casini ha riconosciuto pubblicamente la validità del tuo grande impegno (spiegando agli amici della vecchia Udc che 70.000 voti dati unicamente al candidato Pezzotta, rispetto ai 160.00 ottenuti dalla lista Unione di Centro rappresentano un dato di grande importanza) che si basa sul riconoscimento della speranza, della sfida, dell’onestà intellettuale e politica, del rinnovamento quali elementi indispensabili per restituire alla parola “politica” il senso vero a quell’esercizio di attività sociale che uomini (non caporali…..come disse Totò) animati da passione “vera” prestano per il raggiungimento del bene comune.
Quando scrivi:
“….Nel condividere quanto mi dicevano ho anche avvertito dentro di me il crescere di un senso d’impotenza. Ho visto tutta la debolezza della politica. Quante volte mi capita di incontrare persone che hanno problemi e bisogni a cui non sono in grado di rispondere. Quante speranze vengono in questi giorni spente.
Eppure, conscio delle tante debolezze che ci attraversano , resto convinto che il nostro tempo abbia bisogno di quelle che don Mazzolari chiamava “avanguardie cristiane”, cioè di persone che pur militando nell’agone politico non restino schiacciate dalla lotta, dall’ambizione e dal desiderio del potere, ma capaci di vivere la dimensione dell’impegno con spirito critico e “ con i fianchi cinti, i calzari ai piedi, il bastone in mano”, pronti sempre a partire a lasciare, quando se ne avverte in coscienza l’esigenza, le “ pentole d’Egitto” per la propria libertà. All’orizzonte va sempre messo il ricominciamento
Sarà possibile? A volte ho molti dubbi, ma occorre provarci con attenzione e onestà fin che la coscienza e la forza fisica ci sorreggerà. …”
Questo passaggio pessimista non può far altro che rinvigorire la mia fedeltà al progetto di ingegneria politica in atto perché solo chi è portatore di valori come la sincerità, l’onestà, la vitalità, la forza d’animo, la responsabilità è soggetto alle volte a domandarsi: ma è giusto quello che sto facendo, ce la farò?
Certo di sforzi se ne dovranno fare ancora molti ma la comunità ha fame di bene comune!!!! Sono convinto che gli Uomini ce la faranno e che tu, in questo momento storico, sia la guida, per noi giovani o anche meno giovani, che possa accompagnarci a riconoscere come l’esercizio della vera politica sia una scommessa forte ma indispensabile per contribuire alla crescita dell’Europa e garantire alla gente che vi abita un futuro migliore e più giusto.
Ti ringrazio.
Maurizio Falbo (Pavia)
Assolutamente d’accordo sull’analisi della situazione attuale e sugli imperativi che la nostra fede e visione della vita ci impongono. Occorre, occorre restare sentinelle del mattino, portando la croce talvolta pesante, che schiaccia e sembra togliere il respiro nel buoi della notte, a scrutare la linea dell’orizzonte, in attesa dell’aurora, che di sicuro verrà. Personalmente, mi sento davvero come il profeta che nell’assaporare la Parola la trovò dolce come il miele ma poi divenne amara come il fiele. Eppure, sedotto da non poter tornare indietro. Non si può tornare indietro, non si può. La vita, l’amore per il nostro prossimo e per chi verrà dopo di noi ce lo chiede. Tanto più che Egli precede, ogni giorno, in Galilea, là lo troviamo, là ci si manifesta e ci riempie il cuore di gioia e di esultanza, anche dove il puzzo certe volte si fa veramente insopportabile… Forza, Savino, … nostra sentinella del mattino. Non sentirti solo, piuttosto, turati il naso e avanti, col cuore in mano.
Isa
Riporto parte dell’intervento fatto questa sera a Milano (incontro con Savino Pezzotta e Casini)
Alcuni spunti:
Questione Morale
Cosa vogliamo fare
-mi ha stupito quanto detto da un esponente Leghista durante la campagna elettorale ad un incontro a Milano con l’associazione fami. numerose “….io non perdo tempo con letture quali le encicliche e la sacra Bibbia perchè io so cosa è giusto e me lo dice la gente che incontro quotidianamente….” le parole si commentano da sole.
Io ritengo che oggi più che mai si debba avere il coraggio di ANDARE CONTRO CORRENTE, i nostri VALORI i nostri IDEALI, le nostre RADICI ce lo impongono.
-occorre essere umili in quanto abbiamo la responsabilità della TESTIMONIANZA, non siamo in un “partito nuovo” (quasi) a rappresentare noi stessi per qualche privilegio ma stiamo facendo questo cammino in nome di tante persone fedeli e coraggiose che ci chiedono di RAPPRESENTARLI;
-abbiamo sbagliato tutti in anni ormai lontani, l’onesto ha difettato nella vigilanza e nella denuncia, abbiamo imparato in tempi più recenti a tollerare le più frequenti perdite di gusto e di pudore;
-non dobbiamo rincorrere l’unità dei cattolici in politica (non ha senso un partito dei cattolici) ma dobbiamo sollecitare, stuzzicare,risvegliare i talenti dei cattolici;
-dobbiamo scommettere sul valore della laicità;
-viviamo un tempo di cambiamento degli assetti politici così rapido che non vedo perchè si debba decidere ora e presupporre con chi vorremmo andare NOI DOBBIAMO STARE AL CENTRO NON DOBBIAMO ANDARE DA NESSUNA PARTE!!!!
non dobbiamo addentrarci ed orientarci tentando di calcolare da che parte si vince (non stiamo giocando);
Quando DeGasperi nel 48 scelse dove andare non sapeva se avrebbe vinto ma sapeva che quello era il suo DOVERE.
Giampaolo Cerri
Ho avuto più occasioni per apprezzare la sensibilità intellettuale dell’on. Pezzotta, il quale non ha disdegnato gli inviti a partecipare a dibattiti in piccole comunità sconosciute, segno della sua vicinanza all’uomo comune e del suo modo di intendere di fare politica. Giustamente la riflessione sui fatti attuali si mescola a considerazioni di tipo più spirituale, e la speranza della divina provvidenza può diventare un comodo rifugio dell’anima di fronte all’impotenza pratica del non poter fare nulla. Ma io non mi arrendo, nella mia mente, a pensare che tutto questo non può essere cambiato: siamo seminatori, chiamati a promuovere un rinnovamento del pensiero e dunque dell’azione; siamo profeti, chiamati a vedere oltre le anguste angolature di una realtà macchiata e lacerata dalle molte ingiustizie umane; siamo costruttori di una società migliore per i nostri figli e nipoti… Ad ogni modo, le rivoluzioni nascono dal cuore dell’uomo, è a questo che bisogna puntare. C’è un sottofondo di disperazione, nel senso di mancanza di speranza, che sembra risuonare dietro le scelte degli elettori di oggi, e la Lega lo ha capito e ne sta approfittando. Ma c’è anche un rifiuto verso l’attuale classe politica che ha portato ad un largo astensionismo nelle recenti tornate elettorali, di cui non si può non tenere conto. Sono d’accordo con lanecessità di riforma del sistema elettorale, che restituisca all’elettore la possibilità di esprimere una preferenza non costruita a tavolino, ma sudata per l’agire costante verso determinate mete; ritengo meno opportuna la possibilità di larghe intese proposte da Casini: di fronte ad un progetto di costruzione di un polo centrista, con il coraggio di andare avanti senza sottomettersi alla strategia delle alleanze di convenienza, mi sembra, a dir poco, un’involuzione. Se le larghe intese devono essere, poi, il preludio a facili riforme costituzionali, mi oppongo decisamente. Ma la mia è solo una voce, che ringrazio di aver ascoltato.
“Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”
Le frasi sono tratte dal Vangelo di oggi, Matteo 11,28-30, e mi sono ritornate in mente leggendo le inquietudini di Savino Pezzotta, che sono le inquietudini di Tutti gli uomini Giusti che guardano sgomenti il procedere innarestabile del degrado nel nostro Paese.
Se consideriamo altresì una notizia apparsa oggi, relativa ai dati Istat su oltre 2 milioni di famiglia in stato di povertà sempre nel nostro amato Paese chiamato Italia (sono ben oltre 2 milioni, molte evitano lo stato della degenza grazie a quegli ammortizzatori sociali che si chiamano Nonni e/o Genitori) l’inquetudine ed il pessimismo rischiano di trionfare sulla volontà del migliore degli esseri umani.
Per esperienza nella storia dell’umanità comunque prima o poi, vuoi per reazione o chissà, per aiuto di chi è mite e umile di cuore, si formano le “avanguardie” che hanno la forza di spazzare via il lerciume che gli sta intorno; sono però convinto che queste avanguardie si formeranno tra i figli dei lavoratori che Savino ha incontrato recentemente e, in misura decisamente minore, tra quelli di chi scrive dalle colonne di giornali, che adesso parlano di paludi ma che non sempre hanno la forza di chiamare con nome e cognome i responsabili di chi sporca la convivenza civile.
S. Pezzotta è una brava persona, saprà discernere il da farsi. Ma ora come ora è necessario volgere lo sguardo a quel coraggio che Don Luigi sturzo auspicava per tutti i cattolici impegnati in politica, a tutti i liberi e forti. E’ il momento del coraggio e anche delle scelte che volgano alla speranza, lasciando scorrere via tutto quello che divide ed abbracciando tutto ciò che unisce. Ognuno dovrà fare qualche sacrificio personale ma cosi si potranno porre serie basi per un nuovo modo di vivere la politica…lo spero! Sono convinto che il nuovo partito di centro saprà riconsegnare alla Politica, con la collaborazione di tutti, l’etica del fare, la carità dell’agire, il dono, nuove idee per una moderna politica basata su autentici valori cristiani e sulla dottrina sociale della Chiesa vissuta laicamente. E’ l’ora del coraggio e dell’andar controcorrente. Con cordialità ed amicizia….
P P Pedriali pone questioni che hanno del già troppo visto. Un altro combattente con spada sguainata nel tutti contro tutti, nel dichiararsi dalla parte della ragione e del bene del paese. Anche Berlusconi lo dice e i suoi portavoce lo ribadiscono. A me sembra che Casini sia l’unico originale, che non dando del deliquente agli interlocutori, ma nemmeno lodandoli di essere senza peccato, si rende disponibile a collaborare per migliorare l’agenda politica, forse con scarsi risultati, ma certamente come un interlocutore valido. A me non dispiace la sua apertura. Nelle elezioni non si è alleato con nessuno difendendo la sua autonomia e pagando con un numero di seggi inferiori al peso elettorale ottenuto, caso unico nel panorama italiano, adesso si rende disponibile a collaborare su serio e con qualche possibilità concreta per migliorare i provvedimenti in corso, certamente fa politica e non fa gazzarra.
Di persone oneste e ispirate ai migliori principi ce ne sono molte ma, in concreto, il funzionamento del sistema politico è ispirato ad una diffusa logica clientelare e spartitoria che non consente di essere incisivo a chi non ne accetti il meccanismo.
La mia opinione è che, in un sistema politico così diffusamente clientelare e corrotto, nulla cambierà mai in assenza di un segnale molto forte.
Siffatto segnale, a mio avviso, oggi può essere dato solo attraverso l’annullamento della propria scheda in sede di voto da parte di un numero significativo di elettori.
Credo infatti che, solo il palese rifiuto di legittimare un “sistema” che appare trasversale a tutte le forze politiche da parte di un sufficiente numero di persone, possa creare effettivi spazi per forze politiche e persone estranee al sistema attuale.
L’inquitudine dell’on. Savino Pezzotta, della cui onestà personale ed intellettuale non ho mai dubitato, è più che giustificata. Come responsabile dell’UdC lombarda non può non porsi il problema di quale ruolo svolgere dentro questo partito, che si avvia a mutare ragione sociale, ma che non ha ancora risolto le sue contraddizioni, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con il PdL e il suo vero capo, Silvio Berlusconi. A tale proposito mi farebbe piacere conoscere qual’è il pensiero del nostro ospite virtuale sulla proposta di larghe intese avanzata da Pierferdinando Casini, una proposta che non eclude nemmeno un governo Berlusconi bis dopo un necessario passaggio al Colle. La Lega la vede come fumo negli occhi, perché ridurrebbe e di molto il suo potere di ricatto; il PD non potrebbe mai appoggiare un governo presieduto dal “corruttore” per antonomasia. Si fa strada il dubbio che si tratti di un “escamotage” per entrare nella nuova compagine governativa, sapendo che l’offerta di allargamento sarà respinta da una parte non irrilevante degli interlocutori.
Ma non vorrei fare un processo alle intenzioni. Ormai è tempo che ciascuno si assuma le proprie responsabilità in relazione a un Centro che appare tuttora incerto e diviso, anche se UdC e ApI, prima o poi, sono destinati per forza di cose a convergere verso un progetto condiviso e/o interessi elettorali comuni.
L’articolo si presenta con tanta coscienza e buona volontà, ci sottolinea la complessità del momento attuale senza nefaste contrapposte semplificazioni, oggi così di moda nel dibattimento politico. Ma l’impressione che rimane, peraltro prevista anche nello stesso articolo, è di pessimismo oltre misura. E’ espressa una chiara volontà di tirare i remi in barca anche se, alla fine dell’articolo, Pezzotta sollecita se stesso e tutti quanti a non arrendersi e a rispondere positivamente alla necessità di stare in politica con spirito critico senza farsi schiacciare dall’ ambizione, dal desiderio di successo e di potere. Ma l’impressione di sconfitta rimane. L’articolo fa riferimento alle sollecitazioni di Mons. Bagnasco a far sorgere una nuova generazione di politici cristiani, ma sa di vecchio, di nostalgia della DC, oltre alla considerazione che anche nella Chiesa Cattolica germoglia il seme maneggione della voglia di successo e di potere. C’è bisogno di qualcosa di nuovo, ho sentito dire altre volte da S. Pezzotta, di una virata decisa. La situazione della società è completamente cambiata rispetto a soli venti anni fa, non ci si può più riferire a modelli del passato, la complessità è aumentata. Per darle una rotta, un riferimento di crescita a cui tendere, bisogna pensare a qualcosa di veramente nuovo. Questo desiderio traspare dai discorsi di S. Pezzotta. Su questo non si può che essere pienamente d’accordo. Per fare questo bisogna liberarsi dagli schemi attuali, cambiare i paradigmi. C’è bisogno di andare in senso completamente contrario, rischiare, dare fiducia all’ uomo. La politica deve essere fatta per gli uomini e non per controllare gli uomini. Nella lotta contrapposta di uomo contro uomo emergono le forze più spregiudicate e cattive. Cercare il bene anche dove sembra non ci sia è percorre nuove strade. Non ci saranno vincitori o vinti per chi saprà prendere questa nuova rotta, ma questo mi sembra una buona cosa.