Viviamo in un mondo dominato dalla tecnica e dai suoi artefatti che sono diventati fattori determinanti della società e delle relazioni umane più della politica e dell’economia. La tecnica e i suoi artefatti digitali non sono in sé né buoni né cattivi e per essendo utili sono estremamente ambivalenti.
Il problema del cambiamento della natura della tecnica nella società è una questione con cui dovremo imparare a fare i conti. Ci troviamo di fronte al fatto che la tecnica e i suoi artefatti da strumenti che permettono all’uomo di superare sé stesso, sono diventati un processo autonomo al quale l’uomo è soggetto. La loro pervasività sta modificando il nostro modo di vivere e di comunicare.
Questo mutamento assume connotati drammatici e inquietanti nelle attuali guerre in Ucraina e in Israele /Palestina, dove i droni (ultimo ritrovato tecnologico per la guerra) hanno assunto un ruolo fondamentale e hanno accelerato una tendenza tecnologica da molto tempo prospettata e che potrebbe ulteriormente evolversi e portare sul campo di battaglia i primi robot da combattimento completamente autonomi inaugurando una nuova era di guerra.
Più a lungo durano le azioni belliche, più è probabile, secondo alcuni analisti militari e ricercatori di Intelligenza Artificiale, che i droni vengano utilizzati per identificare, selezionare e attaccare obiettivi senza l’aiuto degli esseri umani. Ciò segnerebbe una rivoluzione nella tecnologia militare, profonda quanto l’introduzione della mitragliatrice.
L’Ucraina dispone già di droni d’attacco semi-autonomi e armi anti-drone dotate di Intelligenza Artificiale. La Russia afferma anche di possedere armi con intelligenza artificiale, anche se le affermazioni non sono provate.
Al momento non ci sono casi confermati di una nazione che abbia messo in combattimento robot che hanno ucciso interamente da soli. Gli esperti dicono che potrebbe essere solo una questione di tempo prima che la Russia o l’Ucraina, o entrambe, li dispieghino.
Molti stati stanno sviluppando questa tecnologia ed è abbastanza prevedibile che non sia poi molto difficile pervenire a risultati. Come militanti per la pace non possiamo lasciarci prendere dal senso di inevitabilità. Per prima cosa dobbiamo cercare, come alcuni associazioni pacifiste americane stanno facendo, di proporre il divieto che di usare i droni killer
. Questi droni, a volte chiamati “droni kamikaze” o “loitering munitions” in gergo tecnico, stanno rivoluzionando il modo di fare la guerra. Sono in grado di colpire bersagli con un rapporto costo/efficacia particolarmente basso, rendendoli strumenti di guerra molto efficaci. Ad esempio, i droni kamikaze Shahed-136, forniti alla Russia dall’Iran, sono in grado di colpire con una testata bellica di 40 chilogrammi a grande distanza, paragonabile a quella raggiunta da un moderno e costoso missile da crociera. L’Intelligenza Artificiale permette a questi droni di riconoscere il loro bersaglio, di rilevare e tracciare un obiettivo in volo e di poter rientrare alla base se non ci sono bersagli validi. Questo rende i droni killer strumenti di guerra molto versatili e potenti e possono uccidere e colpire i bersagli senza la partecipazione umana. L’uso di droni killer è stato osservato in vari conflitti recenti, come il conflitto in Ucraina e il breve conflitto in Nagorno-Karabakh del 2020. In questi conflitti, i droni hanno dimostrato di essere strumenti di guerra molto efficaci, in grado di cambiare il corso delle battaglie.
Teniamo presente che anche l’Esercito Italiano dispone di una varietà di droni per diverse missioni. Questi droni sono utilizzati principalmente per la ricognizione e il controllo del territorio. Ecco alcuni dei droni in dotazione all’Esercito Italiano:
- Predator: Medium altitude, long endurance; apertura alare 14,8 metri, lunghezza 8,2 metri; Funzione: ricognizione; Carico Utile: 204 kg1;
- Reaper: Medium altitude, long endurance; apertura alare 20,1 metri, lunghezza 10,8 metri; Funzione: ricognizione e attacco; Carico Utile: 1400 kg1;
- P1HH: Medium altitude, long endurance; apertura alare 15,6 metri, lunghezza 14,4 metri; Funzione: ricognizione; Carico Utile: 450 kg1;
- MALE 2025: Medium altitude, long endurance; apertura alare 26,6 metri, lunghezza 14 metri; Funzione: ricognizione – armabile; Carico Utile: 1400 kg1;
- Global Hawk: High altitude, long endurance; apertura alare 39,8 metri, lunghezza 14,5 metri; Funzione: ricognizione; Carico Utile: 1360 kg1;
- Neuron: Aeromobile da combattimento a pilotaggio remoto; apertura alare 12,5 metri, lunghezza 9,2 metri; Funzione: attacco; Carico Utile: 500 kg1;
- Shadow 200: Aeromobile tattico a pilotaggio remoto da catapulta; apertura alare 4,2 metri, lunghezza 3,4 metri; Funzione: ricognizione.
Questi droni sono oggi utilizzati per missioni di sorveglianza aerea e nel contrasto a crimine e terrorismo.
I droni sono già in grado di riconoscere bersagli come i veicoli corazzati utilizzando immagini catalogate. Ma c’è disaccordo sul fatto che la tecnologia sia abbastanza affidabile da garantire che le macchine non sbaglino e tolgano la vita ai non combattenti. Il numero di droni dotati di intelligenza artificiale continua a crescere.
Israele li esporta da decenni. La sua Harpy può sorvolare i radar antiaerei fino a nove ore in attesa che si accendano.
Altri esempi includono l’elicottero armato senza pilota Blowfish-3 di Pechino.
La Russia ha lavorato su un drone subacqueo AI a testata nucleare chiamato Poseidon.
Gli olandesi stanno attualmente testando un robot terrestre con una mitragliatrice calibro 50.
L’Intelligenza Artificiale è una priorità per la Russia. Il presidente Vladimir Putin ha detto nel 2017 che chiunque dominerà quella tecnologia governerà il mondo. In un discorso del 21 dicembre, ha espresso fiducia nella capacità dell’industria bellica russa di incorporare l’Intelligenza Artificiale nelle macchine da guerra, sottolineando che “i sistemi d’arma più efficaci sono quelli che operano rapidamente e praticamente in modalità automatica”.
Finora lo sforzo di stabilire regole di base internazionali per i droni militari è stato infruttuoso. Nove anni di colloqui informali delle Nazioni Unite a Ginevra hanno fatto pochi progressi, con le principali potenze, tra cui gli Stati Uniti e la Russia che si sono opposte a un divieto.
L’ultima sessione, a dicembre, si è conclusa senza un nuovo round in programma. Gli scienziati temono anche che le armi dell’Intelligenza Artificiale vengano riutilizzate dai terroristi. In uno scenario temuto, l’esercito degli Stati Uniti spende centinaia di milioni per scrivere codice per alimentare i droni killer. “
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