La rivista : Vita Pastorale ” diretta da don Sciortino, pubblica un mio commento al documento dei Vescovi Italiani per il Primo Maggio. E’ sicuramente un fatto importante che i vescovi italiani presentino un documento per il primo maggio : Festa del Lavoro .
PRIMO MAGGIO : I VESCOVI ITALIANI ALLE LAVORATRICI E AI LAVORATORI
Viviamo in un tempo segnato da profondi cambiamenti che stanno ridefinendo la società, l’economia e la politica. Questi mutamenti, condizionati e implementati dalla sempre più veloce pervasività delle nuove tecnologie, ci pongono di fronte a sfide senza precedenti e che ci obbligano a ripensare e riprogettare le basi su cui si è retto fino ad oggi il nostro modo di organizzare la società e gestire l’economia. Siamo immersi in un contesto socio-economico segnato da possibilità, mezzi e strumenti senza precedenti ma, nonostante questo, ci sembra che la nostra società abbia perso di vista i suoi veri fini. Ci sentiamo collocati in una condizione paradossale molto incerta e divaricata, in bilico tra le promesse della scienza e le potenzialità della tecnica e il permanere dei vecchi mali: la guerra, la povertà, il ritorno delle pandemie, il disastro ecologico e la minaccia termonucleare. Le nostre società sono attraversate da un’onda di paura che spinge all’assunzione di atteggiamenti irrazionali e a sfuggire alle responsabilità.
In questo contesto il messaggio dei Vescovi Italiani in occasione della Festa dei Lavoratori e delle lavoratrici del Primo Maggio 2024 tende ad andare in direzione diversa e già nel titolo “Il lavoro per la partecipazione e la democrazia” indica la volontà di un itinerario di speranza e di fiducia.
Il messaggio propone con forza un’idea di lavoro che sfugge alle forme usuali con cui di solito si affronta questo tema: non si fanno numeri, teorie, promesse ma si viene richiamati a una visione del lavoro come partecipazione alla grande opera divina di cura dell’umanità e del creato.
Il lavoro non viene letto come semplice azione individuale o un semplice “fare qualcosa “, ma come un agire “con” e “per” gli altri e pertanto in antitesi allo sfruttamento e alla precarizzazione: da qui l’importanza di garantire un impiego dignitoso per tutti.
Nel ricordare che le Chiese Italiane stiano già gurdando alla 50.ma Settimana Sociale dei cattolici in Italia, che sarà celebrata a Trieste dal 3 al 7 luglio, sul tema: “Al cuore della democrazia: partecipare tra storia e futuro”, i Vescovi vedono il lavoro sotto la lente della partecipazione e affermano che la “cosa pubblica” (La Res Pubblica) è frutto del lavoro di uomini e donne che contribuisce a consolidare e ampliare la democrazia nel nostro Paese. Senza l’esercizio di questo diritto e l’assicurazione che tutti possano esercitarlo, non si può realizzare il sogno della democrazia. Il lavoro, come dice Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti, è “il grande tema” del nostro tempo. Ciò chiede una politica non sottomessa agli interessi finanziari, ma capace di porre al centro dei sui interessi e interventi la dignità di ogni essere umano e assicurare il lavoro a tutti, affinché ciascuno possa sviluppare le proprie capacità e partecipare alla realizzazione del bene comune.
Nell’indicare questa direzione di marcia il messaggio per il primo maggio avanza delle indicazioni per migliorare la condizione delle persone al lavoro:
- Impiego dignitoso per tutti: significa agire contro lo sfruttamento e il precariato, auspicando un impiego che riconosca la dignità di ogni persona. Questo implica garantire condizioni di lavoro adeguate, retribuzioni giuste e rispetto dei diritti dei lavoratori.
- Investimenti in formazione e innovazione: per affrontare le sfide del mondo del lavoro in continua trasformazione alimentate e promosse dalle nuove tecnologie e soprattutto dall’intelligenza artificiale, diventa essenziale che pubblico e privato investano in progettualità, innovazione e formazione.
- Guardare alla politica e alla democrazia: Il lavoro può migliorare la partecipazione alla politica. Garantire il diritto a un lavoro dignitoso, equamente retribuito e tutelato può contribuire a far avanzare il sogno della democrazia.
- Priorità alla famiglia e alla formazione: In una situazione di “inverno demografico” che impoverisce la società sul piano umano ed economico, garantire il diritto al lavoro è porsi sul terreno della carità politica e e della democrazia. Riconoscendo la dignità di ogni attività operativa, lavorativa, costruttiva e creativa si consente alle famiglie di formarsi, di essere generative e di vivere serenamente.
In sintesi, i vescovi italiani pongono l’accento sulla centralità umana più che su quella economica del lavoro, sulla sua dimensione sociale e sulla necessità di garantire opportunità dignitose per tutti, affinché la società possa prosperare e rispettare i diritti umani, riconoscendo la dignità di ogni persona si permette alle famiglie di formarsi in tranquillità. .
Di fronte a un linguaggio pubblico che sovente sfiora la banalità, la superficialità che valorizza le semplificazioni, le apparenze, il consumo e il facile consenso, il messaggio dei vescovi abbandona la retorica che di solito accompagna i discorsi sul lavoro e la democrazia, per proporre la fatica di un cammino di impegno e di responsabilità senza altra pretesa che quella di “spostare di mezza spanna” la realtà verso i problemi essenziali del vivere e del convivere, quali il lavoro, la famiglia, la democrazia, la pace, fondamentali per la costruzione del bene comune incoraggiando la solidarietà di tutti verso tutti per una possibile condivisione del pane.
È un invito a non subordinare la persona al potere della tecnica e mantenendola profondamente umana, anzi sempre più umana, ad agire nella prospettiva di intensificare l’umano a fronte dell’affermarsi della pervasività della tecnologia e dell’imminente compiersi di una società e di un lavoro dominati dal digitale. È dentro le trasformazioni, le innovazioni e i cambiamenti che vanno colte, oltre le potenze, anche le debolezze e le vulnerabilità del vivere umano che nessuna tecnocrazia potrà superare. Da qui, la necessità di alimentare la speranza e l’impegno per costruire un ‘altro mondo più solidale, cooperativo e rispettoso della Patria¬-Terra e degli esseri che vi vivono.
L’umanità è obbligata a uscire da un sistema che tende ad essere imperniato sull’ineluttabilità della guerra, della violenza, dello sfruttamento umano e ambientale per costruire un sistema sociopolitico nonviolento, di partecipazione, di libertà e di umanesimo planetario. Si tratta di mettere in campo un agire capace, giorno dopo giorno, di attivare le forze energetiche che sono racchiuse in ogni persona per elaborare nuovi percorsi di costruzione e di vigile attesa, di riflessione profonda e costante che consentano di coltivare un pensiero e un agire trasformativo capace di mutare il vivere insieme e di superare le paure che guerra, pandemia e povertà hanno introiettato dentro la nostra vita e che vi permangono.
Leggere e meditare questo messaggio è intraprendere un viaggio che va oltre le parole che lo compongono e che invita all’urgenza di un impegno sociale e politico di cui la ricorrenza del Primo Maggio resta una storica e forte espressione.
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