L’ONU PARLA DI 120 MILIONI DI SFOLLATI IN TUTTO IL MONDO
Sono sempre più turbato e tormentato dalle notizie globali che riguardano la condizione umana.
Da giovane, avevo sognato l’avvento di un mondo più umano e giusto.
Non eravamo ingenui e sapevamo che la giustizia è una forza debole, una condizione che vive sempre nella possibilità del suo avvento, qualcosa che deve ‘venire’, qualcosa che non sempre riusciamo a descrivere compiutamente, ma che sentiamo bussare alla porta del nostro cuore e della nostra mente.
Operare per la realizzazione di un mondo più giusto significa porsi al di là delle ideologie politiche per cercare di lavorare, per quanto possibile a ciascuno di noi, senza pretese perfezionistiche che hanno sempre rovinato gli uomini, per contribuire a favorire l’irruzione dell’inaspettato vicino a un’idea di giustizia, di giusta redistribuzione delle ricchezze, di condizioni di vita umane.
Siamo chiamati a sfuggire dal caos cosmico che oggi sembra dominare il mondo.
Ognuno di noi sa quanto sia importante, e umanamente importante, avere una casa, un paese, una città in cui abitare. Quando lavoravo in fabbrica, avevo un compagno di lavoro e di impegno sindacale che mi ripeteva spesso che per lui l’ideale di società decente era rappresentato dal fatto che ogni persona potesse avere una casa, un luogo dove vivere e abitare.
Queste parole mi sono tornate alla mente leggendo le recentissime dichiarazioni dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) in occasione della presentazione del suo rapporto annuale a Ginevra. Il rapporto certifica che alla fine di dicembre 117 milioni di persone erano in fuga. Ad aprile, secondo le informazioni, si erano aggiunti altri tre milioni di sfollati, cifre ‘sbalorditive’.
Ciò significa che il numero di persone costrette a fuggire e ad abbandonare la propria casa in tutto il mondo è aumentato del dieci per cento rispetto all’anno precedente, segnando il dodicesimo aumento consecutivo. Il rapporto cita come cause i conflitti nuovi e mutevoli, ma anche le crisi di lunga data e il cambiamento climatico:
- Un esempio è il conflitto in Sudan, come riportato dal rapporto. Nello stato dell’Africa nord-orientale sul Mar Rosso, nove milioni di persone sono state sfollate dall’inizio dei nuovi combattimenti tra insorti e truppe governative nell’aprile 2023. Tre milioni di persone erano già in fuga nel paese, segnato dalla guerra e dalla povertà.
- La guerra in Siria continua a sfollare la maggior parte delle persone nel mondo, sia all’interno che all’esterno del paese. Secondo l’UNHCR, circa 14 milioni di persone stanno fuggendo dalla Siria.
- Anche nella Repubblica Democratica del Congo e in Myanmar, milioni di persone sono state sfollate a causa di feroci combattimenti all’interno del paese. Nella Striscia di Gaza, tre quarti dei circa due milioni di abitanti hanno dovuto lasciare le loro case dall’ottobre dello scorso anno, dopo che l’esercito israeliano ha lanciato i suoi contrattacchi in risposta all’attacco terroristico della milizia islamista palestinese Hamas.
Dietro questi numeri drastici e crescenti ci sono innumerevoli tragedie umane. Questa sofferenza deve spingere la comunità internazionale ad agire con urgenza e a combattere le cause della fuga ed ad agire immediatamente con sforzi congiunti per affrontare i conflitti, le violazioni dei diritti umani e la crisi climatica.
Più della metà dei 120 milioni di rifugiati sono sfollati interni che attendono un miglioramento nel proprio paese. Milioni di altri cercano rifugio nei paesi vicini per poter tornare rapidamente in patria. Tuttavia, i paesi ospitanti sono spesso già economicamente deboli e di conseguenza sopraffatti dall’assistenza ai numerosi rifugiati, come osserva il rapporto dell’UNHCR. Inoltre, molti paesi stanno subendo le conseguenze del cambiamento climatico sotto forma di siccità, inondazioni e cattivi raccolti.
I dati forniti dal rapporto dell’UNHCR sono scioccanti. Resto convinto che correggere questo caos cosmico sia necessario per il benessere di tutte le persone che vivono sulla Terra. Per questo, penso che, più che pensare a dove dislocare le persone che arrivano da noi e che cercano rifugio in Europa, sia importante dare vita a una nuova e umanitaria politica dell’immigrazione, che crei ‘prospettive sul campo e per un ritorno a casa per i rifugiati
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